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Luciano Caruso

fanno nascere in lui l'insoddisfazione per ogni soluzione pacificatoria e l'esigenza di trovare compagni di strada che, come lui, sentono il bisogno di trasferire la guerriglia culturale nell'espressione artistica. Frequenta così a Napoli i pittori del Gruppo 58, che agiscono intorno alla "nuova figurazione": Mario Persico, Guido Biasi, Enrico Bugli, Bruno Di Bello, Lucio Del Pezzo, Salvatore Paladino... Tra essi, in particolare l'amico Mario Colucci, che aveva aderito al movimento Pittura Nucleare e che  lo metterà in contatto con l'ambiente milanese (tramite Baj, D'Angelo e Manzoni) e parigino (i lettristi, Dufrène e i situazionisti). L'esperienza parigina degli anni sessanta lascia in Caruso profonde tracce, come l'uso del procedimento analogico di ascendenza surrealista e la nuova positività della 'lettera' liberata dalla parola. 

Gli incontri con il poeta Stelio Maria Martini a Napoli (col quale fonda nel 1967 il gruppo di "Continuum") e con Emilio Villa e Mario Diacono a Roma, gli permettono di incalanare i fermenti un po' disordinati del giovane studente di filosofia in direzione della ricerca estetica militante. Assieme a loro inizia l'avventura che lo ha coinvolto tutta la vita: trovare un modo per rispondere all'insufficienza espressiva della dimensione solo verbale della poesia, arricchendola con l'elemento visuale e materico della scrittura. 

Questo percorso porta Caruso alla riscoperta degli antichi testi visivi medievali, fino ai carmi figurati tardolatini, ma muove anche il suo interesse per le ricerche di pittori quali Burri e Manzoni. Da qui l'uso della scrittura manuale o stampata su fogli intonsi o strappati, rispettata o manomessa con cancellature o macchie, assemblata con oggetti estranei o quotidiani di recupero (foglie, cortecce, corde).

I suoi primi testi scritturali risalgono al 1963-64 e il suo primo libro-opera è del 1965. Da il gesto poetico, antologia della nuova poesia d'avanguardia (Napoli, 1968) è stato tutto un proliferare di scritti, saggi, note, messe a punto e riscoperte, che hanno segnato le tappe di una ricerca personale veramente intensa.

Studioso del Futurismo, a partire dal 1974 cura la ristampa di numerosi testi futuristi e dirige collane in questo ambito.

Tiene numerose mostre personali (saranno in totale oltre 60) e partecipa a tutte le più importanti mostre dedicate alla Nuova scrittura, Poesia visiva, Poesia Visuale, Libri d'artista, in Italia ed all'estero. 

Negli ultimi anni di vita, Caruso ripercorre e rielabora  scelte stilistiche e tecniche già sperimentate negli anni giovanili. In ciò sta la conferma del suo modo di intendere la vita personale ed artistica come un lungo viaggio: non a caso molti suoi cicli di opere, come "La vita della seta" ed "Atlante", sono dedicati a questo tema; un cerchio che deve chiudersi, un cammino fatto di tappe, di passaggi che portano in sè il passato ma che rimangono aperti al futuro. 

Nel 2002, anno della scomparsa, è tra i curatori, a Reggio Emilia, della mostra "Alfabeto in sogno", mentre nel novembre dello stesso anno, a Napoli, presenta i suoi ultimi lavori: 5 libri, significativamente considerati da lui stesso "scritture di viaggio".

Luciano Caruso muore a Firenze il 16 dicembre 2002, lasciando incompiute svariate opere alle quali ha continuato a lavorare intensamente fino alla fine.

Nato nel 1944 a Foglianise, nelle montagne del Sannio, Luciano Caruso è cresciuto ed ha vissuto a Napoli fino al 1976, per poi trasferirsi e lavorare a Firenze. A Napoli si laurea in Estetica medievale, con una tesi sui Carmina figurata.

L'ambiente culturale partenopeo di quegli anni offre a Caruso, giovane studente di filosofia, ricchi spunti, nell'ambito di quella formazione di stampo crociano-gramsciano che ha caratterizzato la sinistra italiana dal dopoguerra in poi. Può fare così riferimento a maestri di eccezionale levatura, tra cui Salvatore Battaglia, il latinista Francesco Arnaldi, gli storici Nino Cortese, Vincenzo Cilento, Giuseppe Galasso, Francesco Compagna, con frequentazioni 'eretiche' come lo scrittore Luigi Incoronato e lo storico dell'arte Raffaello Causa. L'impegno politico, che lo porta a contatto con le condizioni di vita dei quartieri poveri di Napoli, unito alla sensibilità di poeta, che gli fa avvertire con acutezza la crisi parallela dell'arte e della poesia contemporanea

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